Intervento del Rettore don Gustavo Bergamelli all’Assemblea del Clero
Vescovo Francesco buongiorno e buongiorno a tutti voi.
Provo a raccogliere, in questi dieci minuti che ho a disposizione, alcuni pensieri che raccontano in breve questo tempo di evoluzione che sta attraversando la vita del nostro seminario.
Circa i numeri ha già richiamato il nostro vescovo, ma li ripresento:
Anno | Totale | Teologia | SVG | Liceo | Medie |
2003/04 | 218 | 70 | 15 | 74 | 59 |
2009/10 | 182 | 75 | 6 | 54 | 47 |
2015/16 | 164 | 51 | 8 | 53 | 52 |
2016/17 | 152 | 55 | 8 | 51 | 38 |
2017/18 | 124 | 45 | 4 | 42 | 33 |
2018/19 | 107 | 39 | 6 | 33 | 29 |
2019/20 | 99 | 37* | 6 | 31 | 25 |
* 3 extradiocesani, 2 della diocesi di Oria e 1 della diocesi di Alghero.
Decisivo e urgente un continuo rilancio della pastorale vocazionale.
Credo infatti che stiamo facendo ancora poco, non come numero di iniziative, ma come pensiero di fondo. Le proposte da sole mi sembra si stiano rivelando inefficaci, in questo nostro tempo di cambiamento. Sia perché forse necessitano di altre modalità, ma soprattutto perché ciò che manca è l’humus, il sottobosco, ciò che rende fertile il terreno per lanciare la proposta.
Non può certo bastare il programma pastorale dello scorso anno e nemmeno il tema del cre, sfociato più in storie che nella comprensione della vocazione come storia, bella.
È necessario pensare a percorsi nuovi. La catechesi, la pastorale giovanile, la testimonianza di noi preti… tutto dovrebbe concorrere a dissodare il terreno e pensare insieme forme capaci di far crescere storie di vocazione. Vero, non solo presbiterali, ma anche!
Non ho la formula magica, ma mi rifiuto di pensare che la nostra diocesi, capace di preparare grandi eventi, celebrazioni, formazioni di vario genere, etc. sia incapace di trovare forme nuove e coraggiose per alimentare il tessuto vocazionale, che è la vita, è il senso della vita, è il terreno dell’incontro tra Dio e l’uomo.
Poi, accanto a questa pastorale appena richiamata che certamente richiede tempo e che possiamo quindi definire lungimirante, perché non prendere il coraggio quest’anno e negli anni prossimi di proporre a un ragazzo o a un giovane di vivere gli incontri di approfondimento vocazionale. È urgente! L’ingresso di tre ragazzi in prima media parla chiaro. So che qualcuno sostiene essere finito il tempo del seminario minore (mi piacerebbe però chiedere a questo qualcuno quanti giovani/adulti ha inviato al seminario). Non mi pare infatti che le vocazioni giovanili siano in aumento… anzi, quattro ingressi alla scuola vocazioni giovanili quest’anno, tre lo scorso anno, quattro due anni fa. E non è seminario, ma un percorso che può sfociare ad esso.
Mi sembra opportuno precisare che dei 34 teologi (diocesani) di quest’anno, ben 17 provengono dal seminario minore, cioè l’esatto 50%. Se preferiamo averne 17 anziché 34… a noi la scelta. Non possiamo infatti illuderci pensando che se uno non entra nelle medie o nelle superiori, entra poi successivamente… non funziona così nella bella storia di ogni persona.
Continuando di questo passo tra 10/15 anni avremo una teologia che non supererà le 15 unità.
Non è per giocare sui numeri, ma un invito perché ci sia un piccolo sforzo di attenzione da parte di tutti, mentre ne abbiamo ancora le forze, per rendere credibile e capace di testimonianza il nostro ministero di preti. Io credo sia ancora possibile.
Sappiamo di poter contare su uno strumento efficace quale quello della preghiera che coinvolga anche le comunità e su uno sguardo in Colui che ci dà forza, ma noi non possiamo sottrarci al nostro impegno nel metterci in gioco.
Nel frattempo il seminario continua la sua evoluzione per dare qualità alla vita dei ragazzi e dei giovani in cammino di ricerca vocazionale nella prospettiva ministeriale. Dentro l’oggi della vita e del cambiamento in atto.
Dopo aver condiviso con tutti voi preti, nell’anno 2017/18, uno spaccato del momento che il seminario sta vivendo, abbiamo intrapreso con decisione la via del cambiamento.
L’idea di fondo è rendere il tempo di seminario, per i ragazzi e i giovani che lo vivono, sempre più umanizzante e di una qualità sempre più alta. Ci obbliga a non ripetere e a non recuperare in modo nostalgico il passato con la speranza che ritorni, ma a ripensarlo nell’oggi, mantenendo con forza i capisaldi educativi che caratterizzano in modo unico, originale, la vita stessa del seminario.
Nella primavera del 2018, è stata presa la decisione di chiudere la scuola interna al seminario per medie e liceo. Perché la diminuzione degli iscritti (gli esterni erano pochi e per lo più ex seminaristi), ha portato a riflettere sul senso didattico, pedagogico e relazionale di classi così ristrette, ridotte a piccoli gruppi. Il tutto dentro un tempo, quale quello della scuola, che occupa buona parte della giornata. Non da meno la sostenibilità strutturale ed economica della scuola interna.
Scegliere scuole esterne, significa aprirsi a relazioni nuove sia con ragazzi che con ragazze, facendo incontrare uno spezzone di vita che altri coetanei sperimentano quotidianamente. Il tutto con la possibilità di raccontarsi all’altro e invitare l’altro a incontrare l’esperienza del seminario, di quel mondo che i nostri ragazzi stanno vivendo e che è capace di suscitare curiosità.
Sarà quindi occasione per vivere l’esperienza del seminario in uscita e, perché no, aprirsi affinché altri possano incontrare e conoscere la nostra realtà e mettersi in gioco dentro la dimensione vocazionale della vita.
Compito dei formatori sarà quello di riprendere e valorizzare quanto potrà accadere ogni giorno, anche attraverso questo nuovo modo di vivere l’esperienza scolastica. Questa scelta, inizialmente sofferta, ritengo possa essere una vera opportunità di rilancio. Una carta da giocare con attenzione anche in chiave di pastorale vocazionale.
Da domani i tre ragazzi di prima media frequenteranno la Scuola statale Secondaria di primo grado di Città Alta, confinante con il seminario. Scuola che propone una settimana corta, da lunedì a venerdì. Tempo scelto anche per la vita di comunità. Così pure diciotto nostri ragazzi delle prime tre classi di liceo, vivranno la scuola presso il Collegio Vescovile Sant’Alessandro, divisi in cinque indirizzi scolastici. Quindi non abbiamo chiuso e non è nostra intenzione chiudere il seminario minore.
Con queste scuole abbiamo aperto una disponibilità alla collaborazione e nello stesso tempo, non avendo impegni contrattuali, ci sentiamo in piena libertà qualora per svariati motivi si decidesse in futuro di cambiare le scelte, in qualunque momento.
Dall’ottobre 2018 e ancor più da questo anno che inizia, vista la stessa situazione in evoluzione e i cambiamenti in atto, il Vescovo in accordo con i formatori ci chiede di ripensare il seminario, in tempi stretti. Perché si possa arrivare nel breve a scelte condivise. Cosa significa?
a) Mi piace utilizzare l’immagine calcistica della RIPARTENZA (il buon vecchio contropiede).
È una terminologia che si addice al momento del seminario. Quando una squadra si vede pressata dall’avversario ha due possibilità: la prima è quella di chiudersi in area, lasciarsi dominare, subire l’avversario, difendersi coi denti sperando di portare a casa il punticino… insomma fare catenaccio all’italiana… questo è l’atteggiamento di chi si sente più debole e meno attrezzato; può non bastare e l’altra squadra prima o poi ti fa gol e perdi la partita.
Ma c’è una seconda possibilità. Puoi provare il buon vecchio contropiede (oggi si chiama ripartenza) e mentre ti rintani in difesa, fai delle sortite in avanti, sperando di far male, di sorprendere l’avversario, trovare il corridoio giusto per centrare la porta avversaria. Se con queste ripartenze riesci a spaventare un po’ l’avversario, alleggerisci la pressione e guadagni campo, prendi fiducia e… puoi anche vincere la partita o almeno… puoi stare in partita.
Il tempo del seminario di Bergamo oggi, lo vedo e desidero collocarlo in questa seconda opzione calcistica. Non possiamo fare catenaccio, subire il cambiamento e chiuderci nel ‘si è sempre fatto così’ o nel ripetere noiosamente concetti incapaci di portare frutto. È il tempo della ripartenza. Senza frenesia, ma con decisione e tenacia. A guidarci c’è un Allenatore, che col soffio del suo Spirito non ci farà mancare il sostegno.
b) Quest’anno sarà decisivo per attivare la ripartenza, attraverso un RIPENSAMENTO serio di tutta la vita delle comunità. Dalle medie alla teologia, passando per il liceo e la scuola vocazioni giovanili senza escludere la comunità dei preti che vivono la fraternità in seminario.
Tenendo conto di questi numeri di ragazzi, come far sì che la vita del seminario sia per loro fortemente significativa nei suoi pilastri fondamentali? Quali tempi per sviluppare i percorsi? Quali azioni deve contenere? Quali figure educative? Quali i luoghi e gli spazi più opportuni?
Per quanto riguarda il seminario minore, il progetto educativo che ne uscirà dovrà essere elastico, modificabile di anno in anno, tenendo conto degli interpreti, ma ben ancorato nella sua originalità.
In questi ultimi due anni si è già iniziato a sperimentare alcuni accorgimenti capaci di offrire una qualità sempre più alta nell’esperienza che un ragazzo e adolescente vive in seminario: settimana corta nelle medie per dare più spazio a tempi in famiglia e in parrocchia, nuove figure educative anche femminili, apertura ad esperienze all’esterno (lic-exit), apertura a tempi di convivenza in seminario per adolescenti provenienti dalle parrocchie, attenzione al singolo che vive la comunità… e tanto altro ancora dentro questo solco.
Circa la teologia continua la validità del ricco progetto educativo presentato da pochi anni, che certo continua ad essere calibrato sui cammini dei singoli e delle classi che lo attuano.
Infine, e quindi solo dopo aver deciso come pensare la vita del seminario per i prossimi anni, ci si renderà conto di quali spazi, quali edifici e quali strutture sarà opportuno utilizzare per realizzare con efficacia il progetto educativo. Proprio perché la vita di chi abita il seminario sia sempre più umanizzante e qualificante.
Dopo tutti questi passaggi, l’intera diocesi potrà suggerire le proprie idee per come ottimizzare, utilizzare e usufruire degli eventuali spazi del seminario rimasti vuoti, perché possano essere riqualificati per il bene della nostra diocesi e del seminario stesso. Quindi ad oggi nessuno spazio del seminario è stato o sta per essere venduto! La riflessione potrà aprirsi solo al termine della riflessione educativa.
Chiudo rinnovando la mia disponibilità, se lo riterrete opportuno, per incontrarci nelle fraternità come e quando desiderate, per un tempo più disteso di ascolto e di confronto reciproco.
Grazie dell’ascolto e buon anno pastorale a tutti.