Riportiamo l’omelia di S.E. Mons. Francesco Beschi in occasione della festa di San Giovanni XXIII.
Celebriamo la festa del Patrono del Seminario, il Santo Papa Giovanni XXIII, a cui è intitolato: il Seminario “da me tanto amato, scriveva, e dove fui per venticinque anni discens et docens”.
Vi ritornava sistematicamente, ogni volta che rientrava in Diocesi, manifestando non solo l’affetto e la riconoscenza per ciò che aveva ricevuto, ma anche l’apprezzamento per “i principi che vi appresi e che non trovo siano invecchiati e sorpassati nel tempo”. La coincidenza della memoria con le prime settimane dell’anno scolastico e formativo, ispira una preghiera inaugurale e la rinnovata domanda della sua intercessione e protezione per tutti coloro che costituiscono questa “originale” comunità: seminaristi, famiglie, educatori, insegnanti, personale di servizio, amici e volontari.
L’immagine che la Parola ci ha consegnato è quella del Buon Pastore, in cui non è difficile riconoscere i tratti decisivi della fisionomia del Santo Papa: l’amore per Cristo e per la Chiesa, l’umiltà come connotato del suo servizio, la cura dell’incontro, del dialogo, del rapporto personale. “Quale era il segreto di Giovanni XXIII?”, chiede frère Roger. Risponde: “Faceva fiducia all’uomo che gli stava davanti. Nel suo interlocutore, vedeva l’immagine di Dio. Discerneva nel suo vis-à-vis il migliore, la purezza d’intenzione, “l’innocenza” come ci disse un giorno. Sostenuto da una vita di comunione in Dio, gettava sugli altri, ed anche su se stesso, un sguardo di pace”.
Perché un edificio pubblico viene spesso intitolato ad una persona? Per ricordarla certamente, per onorarla pure, ma soprattutto per raccogliere il messaggio che la vita di quella persona ha consegnato alla società e a questo ispirare il suo impegno e il suo futuro. Il nostro Seminario è stato intitolato a Papa Giovanni: certamente per onorarlo, poi per ricordarlo, ma soprattutto per ispirare alla sua testimonianza e al suo insegnamento ciò che ogni giorno succede e facciamo succedere in questa casa.
Viviamo una stagione molto diversa da quella in cui Angelo Roncalli frequentava o insegnava in Seminario, vi svolgeva il suo ministero, vi tornava in amicizia. La consapevolezza dei cambiamenti in atto e delle loro caratteristiche ci accompagna e a volte ci sconcerta. Voi, giovani seminaristi e giovani presbiteri, siete i testimoni e i protagonisti di questi cambiamenti, altri rischiano soltanto di subirli.
Alla luce della santità di Papa Giovanni e dei cambiamenti in atto vogliamo cogliere un messaggio coerente con la sua fisionomia spirituale, umana e pastorale: viviamo il presente preparando il futuro. Il futuro del Seminario attinge alla sua “originalità”: non si tratta di un collegio, di un convitto, di una caserma, di un campus universitario, anche se può assumere alcuni tratti di queste diverse realtà.
La sua originalità non è neppure riconducibile alla propria finalità: discernere la chiamata al sacerdozio ministeriale e preparare al suo degno esercizio. L’originalità generativa consiste nel fatto che il Seminario è espressione della fede della comunità, della fede nell’opera decisiva dello Spirito Santo, Colui che connota in termini vitali ogni “istituzione” ecclesiale”. Le forme possono e in certi momenti debbono cambiare, ma il cambiamento secondo lo Spirito, in una dinamica originalmente ecclesiale, avviene soltanto nella fedeltà all’originaria e vitale sorgente, rappresentata dall’esperienza della fede condivisa, illuminata e sostenuta dallo Spirito di Dio.
In questo senso, siamo convinti che la nostra responsabilità nei confronti del futuro del Seminario, viene esercitata secondo il Vangelo, nella misura in cui riconosciamo che è il Signore stesso ad aprire il futuro, a donarci futuro: è Lui il futuro. Alla luce di questo convincimento e delle sue ricadute storiche, possiamo sperare e immaginare futuro per il nostro Seminario. E’ il futuro del Signore Risorto che sceglie alcuni tra gli uomini, per il ministero presbiterale: è una scelta che coinvolge la Chiesa intera, i presbiteri e i vescovi, le famiglie, i ragazzi e i giovani. Si tratta della proposta vocazionale, della preghiera vocazionale e del discernimento vocazionale.
Conosciamo a memoria l’elenco delle cause del deficit di vocazioni al sacerdozio ministeriale; abbiamo elaborato anche giustificazioni che arrivano fino alle più sublimi: il disegno stesso di Dio. Ma niente ci impedisce e addirittura ci esonera dalla seria, convinta, credibile proposta vocazionale, che prevede una molteplicità di soggetti, ma sicuramente il Seminario stesso.
Non siamo soltanto i ricevitori di un desiderio o di una domanda, ma i portavoce di una proposta, di un appello, di una chiamata. Lo siete voi cari seminaristi e presbiteri e famiglie e persone tutte che formano questa “originale” Comunità. La statua solenne del Santo Papa e la scritta “Seminarium” posta all’ingresso, attraggono tanti curiosi e turisti.
La santità di Papa Giovanni e la vitalità evangelica della Comunità del nostro Seminario, attragga ragazzi e giovani a seguire il Signore Vivente, come servitori del suo Vangelo e della sua Grazia.