Is 50,4-7
Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo, perché io sappia indirizzare una parola allo sfiduciato. Ogni mattina fa attento il mio orecchio perché io ascolti come i discepoli. Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro. Ho presentato il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto svergognato, per questo rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare confuso.
Fil 2,6-11
Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre.
Mc 14,1-15,47
Mancavano due giorni alla Pasqua e agli Azzimi, e i capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di catturarlo con un inganno per farlo morire. 2 Dicevano infatti: «Non durante la festa, perché non vi sia una rivolta del popolo». 3 Gesù si trovava a Betània, nella casa di Simone il lebbroso. Mentre era a tavola, giunse una donna che aveva un vaso di alabastro, pieno di profumo di puro nardo, di grande valore. Ella ruppe il vaso di alabastro e versò il profumo sul suo capo. 4 Ci furono alcuni, fra loro, che si indignarono: «Perché questo spreco di profumo? 5 Si poteva venderlo per più di trecento denari e darli ai poveri!». Ed erano infuriati contro di lei. 6 Allora Gesù disse: «Lasciatela stare; perché la infastidite? Ha compiuto un’azione buona verso di me. 7 I poveri infatti li avete sempre con voi e potete far loro del bene quando volete, ma non sempre avete me. 8 Ella ha fatto ciò che era in suo potere, ha unto in anticipo il mio corpo per la sepoltura. 9 In verità io vi dico: dovunque sarà proclamato il Vangelo, per il mondo intero, in ricordo di lei si dirà anche quello che ha fatto». 10 Allora Giuda Iscariota, uno dei Dodici, si recò dai capi dei sacerdoti per consegnare loro Gesù. 11 Quelli, all’udirlo, si rallegrarono e promisero di dargli del denaro. Ed egli cercava come consegnarlo al momento opportuno. 12 Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». 13 Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. 14 Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. 15 Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». 16 I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua. 17 Venuta la sera, egli arrivò con i Dodici. 18 Ora, mentre erano a tavola e mangiavano, Gesù disse: «In verità io vi dico: uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà». 19 Cominciarono a rattristarsi e a dirgli, uno dopo l’altro: «Sono forse io?». 20 Egli disse loro: «Uno dei Dodici, colui che mette con me la mano nel piatto. 21 Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo, dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». 22 E, mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». 23 Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. 24 E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. 25 In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio». 26 Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. 27 Gesù disse loro: «Tutti rimarrete scandalizzati, perché sta scritto: Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse. 28 Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea». 29 Pietro gli disse: «Anche se tutti si scandalizzeranno, io no!». 30 Gesù gli disse: «In verità io ti dico: proprio tu, oggi, questa notte, prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». 31 Ma egli, con grande insistenza, diceva: «Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò». Lo stesso dicevano pure tutti gli altri. 32 Giunsero a un podere chiamato Getsèmani ed egli disse ai suoi discepoli: «Sedetevi qui, mentre io prego». 33 Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. 34 Disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate». 35 Poi, andato un po’ innanzi, cadde a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse via da lui quell’ora. 36 E diceva: «Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu». 37 Poi venne, li trovò addormentati e disse a Pietro: «Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare una sola ora? 38 Vegliate e pregate per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». 39 Si allontanò di nuovo e pregò dicendo le stesse parole. 40 Poi venne di nuovo e li trovò addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti, e non sapevano che cosa rispondergli. 41 Venne per la terza volta e disse loro: «Dormite pure e riposatevi! Basta! È venuta l’ora: ecco, il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori. 42 Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino». 43 E subito, mentre ancora egli parlava, arrivò Giuda, uno dei Dodici, e con lui una folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani. 44 Il traditore aveva dato loro un segno convenuto, dicendo: «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta». 45 Appena giunto, gli si avvicinò e disse: «Rabbì» e lo baciò. 46 Quelli gli misero le mani addosso e lo arrestarono. 47 Uno dei presenti estrasse la spada, percosse il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio. 48 Allora Gesù disse loro: «Come se fossi un ladro siete venuti a prendermi con spade e bastoni. 49 Ogni giorno ero in mezzo a voi nel tempio a insegnare, e non mi avete arrestato. Si compiano dunque le Scritture!». 50 Allora tutti lo abbandonarono e fuggirono. 51 Lo seguiva però un ragazzo, che aveva addosso soltanto un lenzuolo, e lo afferrarono. 52 Ma egli, lasciato cadere il lenzuolo, fuggì via nudo. 53 Condussero Gesù dal sommo sacerdote, e là si riunirono tutti i capi dei sacerdoti, gli anziani e gli scribi. 54 Pietro lo aveva seguito da lontano, fin dentro il cortile del palazzo del sommo sacerdote, e se ne stava seduto tra i servi, scaldandosi al fuoco. 55 I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, ma non la trovavano. 56 Molti infatti testimoniavano il falso contro di lui e le loro testimonianze non erano concordi. 57 Alcuni si alzarono a testimoniare il falso contro di lui, dicendo: 58 «Lo abbiamo udito mentre diceva: “Io distruggerò questo tempio, fatto da mani d’uomo, e in tre giorni ne costruirò un altro, non fatto da mani d’uomo”». 59 Ma nemmeno così la loro testimonianza era concorde. 60 Il sommo sacerdote, alzatosi in mezzo all’assemblea, interrogò Gesù dicendo: «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». 61 Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: «Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?». 62 Gesù rispose: «Io lo sono! E vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire con le nubi del cielo». 63 Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: «Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? 64 Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». Tutti sentenziarono che era reo di morte. 65 Alcuni si misero a sputargli addosso, a bendargli il volto, a percuoterlo e a dirgli: «Fa’ il profeta!». E i servi lo schiaffeggiavano. 66 Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una delle giovani serve del sommo sacerdote 67 e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo guardò in faccia e gli disse: «Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù». 68 Ma egli negò, dicendo: «Non so e non capisco che cosa dici». Poi uscì fuori verso l’ingresso e un gallo cantò. 69 E la serva, vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: «Costui è uno di loro». 70 Ma egli di nuovo negava. Poco dopo i presenti dicevano di nuovo a Pietro: «È vero, tu certo sei uno di loro; infatti sei Galileo». 71 Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quest’uomo di cui parlate». 72 E subito, per la seconda volta, un gallo cantò. E Pietro si ricordò della parola che Gesù gli aveva detto: «Prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». E scoppiò in pianto.
E subito, al mattino, i capi dei sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo portarono via e lo consegnarono a Pilato. 2 Pilato gli domandò: «Tu sei il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». 3 I capi dei sacerdoti lo accusavano di molte cose. 4 Pilato lo interrogò di nuovo dicendo: «Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano!». 5 Ma Gesù non rispose più nulla, tanto che Pilato rimase stupito. 6 A ogni festa, egli era solito rimettere in libertà per loro un carcerato, a loro richiesta. 7 Un tale, chiamato Barabba, si trovava in carcere insieme ai ribelli che nella rivolta avevano commesso un omicidio. 8 La folla, che si era radunata, cominciò a chiedere ciò che egli era solito concedere. 9 Pilato rispose loro: «Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». 10 Sapeva infatti che i capi dei sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. 11 Ma i capi dei sacerdoti incitarono la folla perché, piuttosto, egli rimettesse in libertà per loro Barabba. 12 Pilato disse loro di nuovo: «Che cosa volete dunque che io faccia di quello che voi chiamate il re dei Giudei?». 13 Ed essi di nuovo gridarono: «Crocifiggilo!». 14 Pilato diceva loro: «Che male ha fatto?». Ma essi gridarono più forte: «Crocifiggilo!». 15 Pilato, volendo dare soddisfazione alla folla, rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso. 16 Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la truppa. 17 Lo vestirono di porpora, intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo. 18 Poi presero a salutarlo: «Salve, re dei Giudei!». 19 E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano davanti a lui. 20 Dopo essersi fatti beffe di lui, lo spogliarono della porpora e gli fecero indossare le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo. 21 Costrinsero a portare la sua croce un tale che passava, un certo Simone di Cirene, che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e di Rufo. 22 Condussero Gesù al luogo del Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», 23 e gli davano vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese. 24 Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse ciò che ognuno avrebbe preso. 25 Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. 26 La scritta con il motivo della sua condanna diceva: «Il re dei Giudei». 27 Con lui crocifissero anche due ladroni, uno a destra e uno alla sua sinistra. 28 29 Quelli che passavano di là lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Ehi, tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, 30 salva te stesso scendendo dalla croce!». 31 Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi, fra loro si facevano beffe di lui e dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! 32 Il Cristo, il re d’Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo!». E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano. 33 Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. 34 Alle tre, Gesù gridò a gran voce: «Eloì, Eloì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». 35 Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Ecco, chiama Elia!». 36 Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere». 37 Ma Gesù, dando un forte grido, spirò. 38 Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. 39 Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!». 40 Vi erano anche alcune donne, che osservavano da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Ioses, e Salome, 41 le quali, quando era in Galilea, lo seguivano e lo servivano, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme. 42 Venuta ormai la sera, poiché era la Parasceve, cioè la vigilia del sabato, 43 Giuseppe d’Arimatea, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anch’egli il regno di Dio, con coraggio andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù. 44 Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, gli domandò se era morto da tempo. 45 Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe. 46 Egli allora, comprato un lenzuolo, lo depose dalla croce, lo avvolse con il lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare una pietra all’entrata del sepolcro. 47 Maria di Màgdala e Maria madre di Ioses stavano a osservare dove veniva posto.
Commento
Prendiamo in considerazione il brano di Vangelo. Ci interessa soprattutto la prima parte del testo. In particolare consideriamo come Marco abbia voluto raccontare l’inizio della passione. Centrale è sicuramente l’episodio della donna di Betania che unge Gesù nella casa di Simone il lebbroso. Questa scena, costituita dai versetti 3-9, è centrale come testimonia Gesù stesso con un’espressione che dovrebbe, da sola, stupirci per il suo grande spessore: “dovunque, in tutto ilmondo, sarà annunziato il vangelo, si racconterà pure in suo ricordo ciò che ella ha fatto”.
Cosa ha fatto di così speciale questa donna? Ha rotto un vasetto contente un profumo molto costoso, creando scandalo intorno al maestro perché effettivamente 300 denari doveva essere una cifra considerevole. Considerando un denaro la paga di un operaio per un giorno (secondo la parabola degli operai “dell’ultima ora” di Mt 20,2) potremmo vedervi il corrispettivo attuale di un anno di lavoro; a 1500 al mese, ne risulterebbero quasi 20.000 euro ‘sprecati’ in un istante. Quanto basta per far irritare anche qualcuno dei nostri pii parrocchiani. D’altronde, sempre nel vangelo di Mc, con 200 denari si sarebbe potuto dar da mangiare ai 5000 uomini del racconto della moltiplicazione (Mc 6,37). E l’obiezione contro questa donna viene sollevata proprio per sfamare degli affamati.
Eppure Gesù difende questa donna e il suo inutile spreco, attribuendole tutta questa importanza. Perché? Per comprendere veramente la portata di questo episodio bisogna anche considerare il contesto della scena. I versetti che costituiscono la cornice infatti si richiamano in un parallelismo perfetto. In Mc 14,1 si parla dei sommi sacerdoti e del bisogno di afferrare Gesù: alv.10 troviamo Giuda che va dai sommi sacerdoti per consegnarglielo! In Mc 14,2 si parla del problema dell’arresto che non poteva avvenire in un momento qualunque, perché avrebbe destato l’ira della folla. In Mc 14,11 si dice che Giuda cercava l’occasione propizia per consegnarlo, riprendendo proprio la questione sollevata all’inizio del capitolo. Ma come si è passati dai primi versetti dell’avversione dei sommi sacerdoti a questi in cui si parla di Giuda? Cosa è successo di così grave per far scattare il tradimento di Giuda? Chiaramente il gesto della donna e la difesa che Gesù le ha fornito sono state la goccia che han fatto traboccare il vaso. Da una fase di avversione esterna si è passati allo spuntare del traditore all’interno del gruppo dei discepoli e anzi, della cerchia più ristretta dei collaboratori di Gesù (non a caso, al v.10si sottolinea che Giuda era “uno dei Dodici”).
Di fatto il ‘perché’ Giuda tradisca è un tema di grandissimo interesse, sul quale forse non si è abituati a meditare in maniera particolare. Molto forte è infatti il ‘mito’ del Giuda ‘ladro’ che avrebbe venduto Gesù per soldi: si pensa infatti al brano di Gv 12 in cui si specifica che Giuda teneva la cassa e che quei trecento denari sarebbero stati suoi. In verità, il Vangelo di Mc smentisce questa ricostruzione. Giuda ha già deciso di consegnare Gesù. Sono i sacerdoti che si rallegrano della cosa e decidono di dargli una ricompensa.
Giustamente qualcuno può dire che Mt invece presenta la richiesta del denaro come esplicita, quasi a condizione del tradimento: «Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni? E quelli gli fissarono trenta moneted’argento (Mt 26,15)». Ma quante sono trenta monete d’argento? La cifra ritorna in Zc 11,12 e questo testo è di grande interesse perché Mt lo cita direttamente, prendendolo dalla LXX, la versione greca della Bibbia. Il profeta Zaccaria avrebbe provato a pascolare il popolo d’Israele e avrebbe svolto bene il suo ministero all’inizio, con i bastoni chiamati ‘Benevolenza’ e ‘Unione’ ed eliminando i cattivi pastori (Zac 11,8): ma le pecore non lo avrebbero più sopportato e allora, dimissionario, avrebbe richiesto la sua ‘buona uscita’ che gli venne calcolata proprio in trenta denari, cifra irrisoria, che per disprezzo Dio gli ordina di gettare nel tesoro del Tempio (Zac 11,13; anche questo testo del profeta Zaccaria viene ripreso da Mt a proposito del suicidio di Giuda in Mt 27,9). Trenta denari d’argento sono la somma “del venduto”, prezzo per riscattare uno schiavo straniero (Es 21,32): non si tratta dunque di un grande cifra, neanche nella versione matteana che sembrava invece sostenere la spiegazione del Giuda-ladro. E se invece quest’ultima spiegazione fosse tardiva, una semplificazione per evitare di prendere sul serio l’obiezione dell’aiuto ai poveri?
In questo caso, bisognerebbe imparare a vedere nello ‘spreco’ il grande tema contro il quale Giuda si scaglia (e non solo lui, visto che in Mc l’obiezione che Gv 12,5 attribuisce al traditore, in verità viene sollevata da ‘alcuni discepoli’). Perché allora Giuda tradisce? Proprio perché non può accettare che il cristianesimo richieda, in nome di Gesù, questo ‘perdersi’ (spreco è ancora una inefficace traduzione per ‘ἀπώλεια’ che richiama la ‘distruzione’). In questo caso, l’obiezione di Giuda non sarebbe poi così diversa da quella di Pietro di Mc 8,in cui il ‘principe’degli apostoli viene apostrofato come ‘satana’ e costretto a tornare al suo posto ‘dietro’ a Gesù non pretendendo di passargli davanti per insegnargli a fare il Messia. Il Messia insegna a perdersi per il maestro, senza riserva alcuna. E questo non rientra nei progetti umani che ricercano potenza e gloria.
Il testo dunque vorrebbe insegnare a entrare nell’ottica di Gesù che percepisce la sua missione come uno spendersi completamente per gli altri, con un ‘consegnarsi’ agli uomini per insegnar loro quella docilità al Padre che solo il Figlio poteva inaugurare sulla terra. È questa una comprensione che anche i primi cristiani hanno ottenuto solo dopo la Pasqua. Proprio per questo il gesto della donna è così centrale! Qualcuno è riuscito a cogliere che Gesù si stava donando, che la croce non era un incidente di percorso o un’assurdità voluta dal caso o dalla cocciutaggine di un megalomane. In quel ‘consegnarsi’ c’era un Dio che si abbandonava agli uomini, non concedendosi al giudizio di condanna che avrebbe dovuto colpirli. Per tale riscatto non c’era prezzo e ben valeva allora lo spreco del nardo purissimo (‘πιστικός’, ma dal greco πίστις, fede, che ovviamente allude ad un significato più ‘religioso’), semplice gesto con cui rendere onore a chi offre un servizio così ‘impagabile’. Di fatto si loda la donna perché fa quello che è in grado di fare: il Signore non ci chiede l’impossibile, e neanche chiede una ‘quota’, ma di fronte al suo sprecarsi completamente, come non corrispondere?
Il tema di Giuda è interessante anche per un altro particolare, e cioè l’espressione che sempre lo accompagna (colui che lo tradì /ὁ παραδιδοὺς). Il verbo ‘tradire’ infatti sarebbe più semplicemente ‘consegnare’ e in questo senso i ‘traditori’ di Gesù sono molti. Se consideriamo anche solo altri versetti del nostro brano di domenica, troviamo questo verbo in Mc 15,1.10.15 (i sommi sacerdoti lo consegnarono a Pilato e Pilato sa che lo ‘consegnarono’ per invidia; Pilato stesso poi lo consegnò ai soldati). In verità però tutti questi oppositori di Gesù non sono che degli strumenti che realizzano invece il progetto di Gesù di consegnarsi: è questa la grande lettura post-pasquale che ha saputo cogliere il vero senso del gesto di Gesù. Così si esprime infatti Paolo:
Gal 2,20: «Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me (si è consegnato per me / καὶ παραδόντος ἑαυτὸν ὑπὲρἐμοῦ)».
Rom 8,32: «Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi (παρέδωκεν αὐτόν), come non ci donerà ogni cosa insieme con lui?»
Rom 4,25: «il quale è stato messo a morte (il quale è stato consegnato / ὃς παρεδόθη) per i nostri peccati ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione».
Già il Vangelo comunque parlava del Figlio dell’Uomo in questi termini, utilizzando il verbo al passivo per dire l’azione misteriosa di Dio ivi nascosta (Mc 9,31; 10,33).
La seconda lettura si muove dunque in questa stessa direzione. Vuole insegnare che nel nostro consegnarci non subiamo una sconfitta ma seguiamo l’esempio di colui che per primo ha fatto della sua vita un dono. La sua morte non fu un incidente di percorso ma la continuazione coerente di di un progetto che già nell’incarnazione vedeva una kenosi (v.7: ἀλλὰ ἑαυτὸν ἐκένωσεν) che giunse poi a compimento nella morte di croce (v.8). Non fu consegnato dagli uomini ma fu lui stesso che si consegnò e l’odio degli uomini non poté ostacolare questo suo donarsi.
Anche in questo caso bisognerebbe prendere in considerazione la ‘cornice’ di questo inno cristologico: al v.5 infatti, subito prima del brano propostoci dalla liturgia, troviamo l’invito a ‘pensare’ come Gesù Cristo, ad acquistare la sua mentalità (la traduzione italiana non rende la forza dell’originale verbo greco φρονέω: «Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù; tοῦτο φρονεῖτε ἐν ὑμῖν ὃ καὶ ἐν Χριστῷ Ἰησοῦ»). E al v.12 segue poi l’invito ad obbedire a questo modello di donazione che vale al di là della presenza dell’apostolo, posto a controllare la condotta della comunità.
Anche la prima lettura ci sembra indicare l’impegno a formarsi in questa mentalità di donazione: l’esercizio continuo del discepolo (‘ogni mattina…’) lo prepara ad affrontare ogni sofferenza senza ritirarsi di fronte ad essa. Il greco della LXX traduce addirittura l’espressione: “Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio … con la formula «καὶ ἡ παιδεία κυρίου ἀνοίγει μου τὰ ὦτα” / l’educazione-discpilina di Dio apre le mie orecchie». Attraverso le prove che la vita ci presenta possiamo imparare una disciplina che ci viene direttamente dal Signore, che ci rende come i profeti, con il ‘volto di pietra’, espressione che dice la durezza della missione ma anche la forza che la fede nel Signore ci fornisce per affrontare ogni sfida. È il caso del Gesù lucano che in Lc 9,51 «indurì il volto» decidendo di dirigersi risolutamente verso Gerusalemme.